I Cabasisi di Montalbano
I Cyperus Esculentus- sono spesso sulla bocca del Commissario Montalbano, il quale ripete a più riprese di non voler essere rotti i cabbasisi. La leggenda assegna l’origine di quest’espressione ad un nobile siciliano che aveva piantato alcuni esemplari di Cyperus Esculentus vicino a un albero secolare dove lui amava leggere e fumare il sigaro. Essendo un luogo a lui caro, l’aristocratico ideò un escamotage per non vedere turbata quest’oasi di pace. A suo dire le piante sarebbero state tanto delicate da non potere essere calpestate per cui, con fare perentorio, iniziò ad intimare “Non mi rompete i cabbasisi!” a tutti quelli che si avvicinavano. Pur avendo una lunga tradizione, nel nostro Paese il Cabbasiso non è molto usato in cucina. E invece diffusissimo in Spagna ed Africa, dov’è considerato un patrimonio gastronomico. Ecco perché, prendendo spunto da una frase “colorita”, ci è sembrato giusto creare un prodotto che sapesse esaltarne gusto e potenzialità, legandolo ad altre eccellenze tipiche dei luoghi di Montalbano. Grazie a mani sapienti, i Cabbasisi di Punta Secca trovano allora degna dimora, qui addolciti dalle Arance del giardini di Modica e abbracciati dalle Carrube di Scicli (o Vigata).
I Cabasisi di Turi Questa originale espressione resa celebre dalla penna di Andrea Camilleri è ormai entra– ta nell’uso comune, almeno in Italia. Pur essendo chiara l’allusione ad una specifica parte maschile, cosa sono davvero i cabbasisi? Il Cyperus Esculentus (nome scientifico del Cabbasiso), noto anche come “Mandorla di Terra”, altro non è se non una pianta erbacea che cresce in zone umide come paludi piccoli specchi d’acqua, ama il clima subtropicale e produce dei tuberi commestibili di forma tondeggiante. Al pari del Cyperus Papyrus (nome scientifico dèl Papiro), con cui è strettamente imparentato, il Cyperus Esculentus è una delle piante più antiche mai coltivate dall’uomo, dato i larghissimo uso che se ne faceva.Furono gli Arabi ad introdurne la coltivazione in Europa, soprattutto in Spagna e nel Sud Italia, nel corso delle loro dominazioni. Non a caso il termine siciliano cabbasisi deriva proprio dall’arabo habb hoziz, che significa letteralmente bacca dolce. Dolce come il cioccolato di Modica che, al pari di un Sancio Panza nel Don Chisciotte, diventa fido scudiero e accompagna i Cabbasisi in ognuna delle tre varianti proposte. Oltre ad essere piacevole al palato, il Cabbasiso è anche un grande alleato per la nostra salute e potrebbe presto diventare uno dei protagonisti delle nostre abitudini alimentari. È ottimo anche da mangiare crudo e la sua farina si presta bene alla realizzazione di pani e biscotti. Ecco allora che le Mandorle della Val di Noto, iconografie di rinascita, sono per noi le sue
prime e fiere compagne, quasi a simboleggiare la riscoperta di questa bacca, tanto antica, quanto dimenticata.
I Cabasisi del Principe Meta ormai irrinunciabile per gli amanti del Commissario è certamente il Castello Donna Fugata. Questo luogo mitico e mistico diventa per noi un ponte immaginario tra il presente e quel passato rappresentato dal romanzo “Il Gattopardo“, ed in particolare dal suo protagonista, il Principe Fabrizio Salina. Uomo austero e autoritario, ma dall’animo buono e malinconico, rappresenta al tempo stesso l’orgoglio e la fatalità tipiche della sicilianità. Amante della scienza qual è, sa mettere a posto la realtà e guardare con una scrollata di spalle alla fine del suo mondo. “Ecco allora che dalle terre di Archimede giungono i Limoni, simbolo di ricchezza, e la Mentà, simbolo di temperanza, a chiudere il cerchio. Riappropriandosi delle proprie origini, le dolci bacche trovano qui la loro continuità e stabilità, quasi fossero in un tempo sospeso dove, come nell’animo siciliano, tutto ciò che sarà non è e tutto ciò che è in realtà è già stato.
Fino a qui la Leggenda? Ma Paolo Grande, (nella foto) imprenditore del Food, da sempre impegnato nella scoperta di sapori dimenticati, di frutti della terra, la sua terra di Sicilia, ha pensato di mettere in “Sapore” i Cabasisi oramai nella bocca di tutti grazie al; “Commissario Montalbano”. Con uno studio e una ricerca degna dei monaci dei Monasteri, insieme a fior di pasticceri ha creato il Cabasiso e ne ha pensati tre appunto: “I Cabasisi di Montalbano” “I Cabasisi di Turi”, “I Cabasisi del Principe”.